Le classi di protezione offerte dalle maschere respiratorie, tra le quali non rientrano quelle ad uso chirurgico, si suddividono in FFP1, FFP2 e FFP3, acronimo di “filtring face piece” e sono in grado di filtrare polveri sia idrofile che idrofobiche, fumi ed aerosol. Non ostacolano invece in alcun modo il passaggio di vapori e gas. La regolamentazione della funzione protettiva è stabilita a livello europeo secondo la norma DIN EN 149:2001.
Le FFP1 non offrendo protezione nei confronti degli aerosol non posso essere utilizzate nella pandemia da SARS – CoV2 ed il loro impiego resta valido nei settori edili e dell’industria alimentare. È opportuno precisare l’inutilità di tale respiratore al fine di assicurare protezione desiderata.
Le FFP2 trattengono almeno il 94% delle polveri, fumo e aerosol -sia solidi che liquidi- dannosi per la salute, presenti nell’aria con dimensioni fino a 0,6 m, facendo da scudo contro i microrganismi patogeni e sono quindi in grado di bloccare virus, batteri e funghi. Nell’attuale emergenza CoviD possono essere utilizzate da personale sanitario e non, per la permanenza in ambienti dove è previsto il contatto stretto con pazienti infetti ma non il ricorso a procedure invasive.
I dispositivi di protezione FFP3 oltre a trattenere quanto elencato nelle caratteristiche delle FFP2, sono progettate per avere un potere filtrante almeno del 99%. In quest’ambito esse offrono la massima protezione possibile in aria ambiente e devono essere utilizzate esclusivamente dal personale sanitario a stretto contatto con pazienti CovD+ durante l’esecuzione di procedure invasive – come intubazione tracheale o BAL- nonché manipolazione di campioni citologici infetti. Il loro impiego è previsto anche per il personale dell’industria chimica.
Al di fuori di quelle unità operative ospedaliere sottoposte a pressioni negative va assolutamente disincentivato e sconsigliato l’uso di respiratori facciali FFP2 ed FFP3 provvisti di valvola, attraverso la quale è possibile l’espirazione di aerosol infetto. Entrambe queste classi di dispositivi di protezione individuale hanno limiti di utilizzo di 6/8h e di norma non posso essere reimpiegate. L’European centre for disease prevention and control (Ecdc) ha però validato le tecniche di sterilizzazione mediante vapore a 134°C, gamma irradiazione, ozonizzazione ed impiego di ossido di etilene al fine di poterle riutilizzare in condizioni di comprovate difficoltà di approvvigionamento.
Di più semplice reperimento e bassa fascia di prezzo rispetto alle maschere FFP2 e FFP3 senza valvola, il farmacista può valutare con il cliente l’impiego della comune mascherina chirurgica in tutte quelle situazioni ove è richiesto l’esclusivo contenimento del droplet, misura indispensabile per limitare la diffusione dell’infezione virale.
Va ricordato, infine, al momento della cessione, per la quale è legalmente consentito l’eventuale sconfezionamento di multipli e la conseguente vendita dell’unità con «le opportune cautele igieniche e sanitarie» (GU Serie Generale n° 96 del 10 aprile 2020), che la maschera chirurgica in tnt è un dispositivo medico strettamente monouso.